Conseguenze dell’ ipoacusia: demenza senile 5 volte superiore al normale!

Conseguenze dell’ ipoacusia: demenza senile 5 volte superiore al normale! La cosa migliore è sottoporsi ad un test audiometrico rapido ed indolore per accertarsi che vada tutto bene. Qualora così non fosse è inutile nascondersi dietro ad un dito: le ultime ricerche ci dicono che se non vogliamo correre rischi di decadimento cognitivo, conviene adottare un apparecchio acustico.

Cosa è l’ ipoacusia.

L’ ipoacusia è il calo della capacità uditiva di una persona. E’ importante ricordare che c’ è molta differenza tra ipoacusia e sordità: la sordità va intesa infatti come una totale assenza di capacità uditiva residua del paziente, così come la cecità è l’ inabilità totale della vista.

Preme sottolineare pertanto che un apparecchio acustico è utile per un ipoacusico, così come gli occhiali servono ad un ipovedente, e non ad un cieco.

Cause dell’ ipoacusia.

Ci sono moltissime cause che possono provocare ipoacusia a diversi gradi: invecchiamento del sistema uditivo, traumi acustici, otiti medi ricorrenti, otosclerosi etc. Ma a prescindere dal fattore scatenante, ciò che si verifica in un’ ipoacusia di percezione è la progressiva ed irrecuperabile morte delle cellule ciliate che risiedono nell’ orecchio interno. Queste sono cellule di tipo nervoso, e quindi non possono riprodursi come succede in altri tipi di tessuto. Per questo motivo, una cura dell’ ipoacusia non sarà mai possibile ( tralasciando scenari fantascientifici con l’ utilizzo di cellule staminali ). Sarà possibile però correggere l’ ipoacusia grazie ad un apparecchio acustico che ristabilisca la normalità uditiva del paziente.

Conseguenze dell’ ipoacusia: demenza senile 5 volte superiore al normale!

Con l’ ipoacusia il rischio di demenza si alza di cinque volte. Questi sono i dati che emergono dagli ultimi studi epidemiologici condotti:

«Oggi sappiamo che tra ipoacusia e demenza spiega Alessandro Martini, direttore del Dipartimento di neuroscienze e organi di senso e docente di Otorinolaringoiatria, dell’Azienda ospedaliera università di Padova – esiste una relazione bidirezionale. Dobbiamo quindi intervenire tempestivamente sul danno uditivo, con opportuni test audiometrici e i giusti apparecchi acustici, in modo da contrastare il più possibile il decadimento della funzione uditiva. Rallentare anche di un solo anno l’evoluzione del quadro clinico, porterebbe a una riduzione del 10% del tasso di prevalenza della demenza nella popolazione generale».

Inoltre c’è da dire che il pericolo di decadimento cognitivo è direttamente proporzionale al livello di ipoacusia. Infatti diventa praticamente una certezza nei casi di lunga, trascurata e profonda ipoacusia, e si stima che per ogni peggioramento di 10 decibel (oltre la soglia uditiva media di 30 dB), si registra una crescita del rischio di demenza di circa 3 volte.

Questi dati devono farci riflettere poiché oltre 7 milioni di italiani e 590 milioni di persone nel mondo convivono con un deficit dell’udito e vanno incontro a un rischio maggiore di sviluppare forme di demenza.

Inoltre nei prossimi 30 anni la percentuale di anziani raddoppierà e nel 2050 gli ultrasessantenni saranno quasi 2 miliardi (il 21% della popolazione mondiale) Quindi anche le persone affette da ipoacusia raddoppieranno e supereranno il miliardo, mentre gli individui con una forma di demenza triplicheranno e saranno più di 100 milioni.

«Se oltre il 50% delle persone con più di 85 anni ha un deficit cognitivo e quasi il 90% ha un disturbo dell’udito – spiega Roberto Bernabei, direttore del dipartimento per l’Assistenza Sanitaria di Geriatria, neuroscienze e ortopedia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma – c’è il rischio paradossale di arrivare tutti a vivere fino a 100 anni di età, con gravi problemi di demenza generalizzata».

L’ accettazione degli apparecchi acustici

E’ possibile però ritardare, o evitare, gli effetti del decadimento cognitivo laddove sia presente un’ ipoacusia, grazie all’ utilizzo di apparecchi acustici. E’ necessario però una maggiore attenzione da parte della società e da parte dei medici di base sulla questione che dovrebbero spronare più frequentemente le persone ad eseguire un test audiometrico che è rapido ed indolore, ma permette di evidenziare precocemente ogni tipo di deficit uditivo.

Purtroppo però in Italia siamo indietro ancora, perché culturalmente l’ apparecchio acustico non viene accettato di buon grado come invece avviene per gli occhiali o per un impianto dentale, che sono protesi ed ausili a tutti gli effetti analoghi ad un apparecchio acustico. Infatti nel nostro paese, anche se si sta recuperando terreno, solo 1 ipoacusico su 10 utilizza apparecchi acustici, e questo perché il paziente con problemi uditivi, tende a rimandere eccessivamente l’ utilizzo del presidio sino al momento in cui non potrà più farne a meno.

Questo momento coincide di norma con un età avanzata, in cui i sintomi di demenza, o quantomeno rallentamento cognitivo, iniziano a presentarsi. Il che, sommato ad un livello di ipoacusia piuttosto grave, non depone a favore della ottima riuscita della protesizzazione acustica.

Conclusioni

Come sempre la parola d’ ordine è prevenzione. Si stima che circa il 54% della popolazione over 50 non si sia mai sottoposta ad un test audiometrico. Questo è il primo passo da fare, visto che il test è sempre veloce, indolore e gratuito. Qualora l’ esito evidenziasse ipoacusia, conviene provare gratuitamente gli apparecchi acustici e scoprire che i suoni del mondo sono belli da sentire. E nel frattempo, evitare i rischi connessi alla perdita uditiva trascurata.

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